EJ110
(Electrojet) Verticraft (Versione
portoghese)
L’EJ110 è
un aeromobile compatto, molto piccolo, progettato secondo lo stesso principio
che vede sin dal 1996 l’adozione della formula
TLS (Transmission-Less-Aircraft) concepito nel
1996 sul mio primo progetto della serie CellCraft:
il G150.
Questa macchina era dotata di una unità APU o
MPU (Main Powe Unit) che forniva la potenza
necessaria al volo sotto forma di energia elettrica, controllata e convogliata
attraverso una unità logica complessa, AFC (Automatic Flight
Control) ad otto motori elettrici, che provvedevano al sostentamento
in volo dell’intero aeromobile. Sebbene sia la serie CELLCRAFT
che DDRH
siano sostanzialmente identici nel principio alla serie EJ,
tranne per il fatto che quest’ultima tipologia di macchine non è
dotata di rotori basculanti, essi infatti sono fissati rigidamente alla
fusoliera entrambi conservano lo stesso principio e cioè privi
di organi di strasmissione meccanici.
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EJ110
L’EJ110 è il più
piccolo progetto di questo tipo al quale ho cominciato a lavorare da qualche
anno, poiché è esso stesso il punto di partenza per una
serie di quattro nuovi aeromobili che impiegheranno la stessa tecnologia
di base; oggi ampiamente disponibile e collaudata su velivoli più
piccoli conosciuti come droni o meglio multirotori domestici. Sin dal
2013 ho cominciato a sperimentare praticamente attraverso l'impegno di
moltissime ore di volo questa potenziale tecnologia attraverso una serie
di multicopteri autocostruiti, che mi hanno offerto la possibilità
di trovare conferma nei miei vecchi progetti di velivoli ad elettrorotore.
Oggi sono ingradi di progettare una macchina in scala maggiore come la
serie EJ e che potrebbe aprire interessanti orizzonti,
sia teconologici che di mercato arricchendo molto il settore aeronautico.
Struttura
L’EJ110 è costruito
in buona parte in carbonio, materiali compositi o provenienti da processi
di riclico. Il telaio è composto di centine ed ordinate in carbonio,
che vengono unite tra loro attraverso un collante apposito. La struttura
portante verrà unita a due sagome in carbonio, incollate al telaio
principale, anche esso in carbonio, in modo da formare una struttura compatta,
leggera e resistente.
All’interno del guscio vi sono gli alloggi che contengono l’unità
principale di potenza, un MPU (Main Power Unit) composta
da un piccolo motore a turbina ed un alternatore, capaci di fornire una
potenza di 160 Hp che servono ad alimentare i motori
principali della macchina. Il guscio contiene inoltre una batteria di
servizio, che alimenta in esclusiva il computer princpale; una unità
AFC ed i sistemi di navigazione e idi conduzione del
volo.
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Un
secondo comparto invece alloggia l’unita di potenza di emergenza
E.F.B.U. (Emegency Flight battery Unit) costituita
da una batteria agli Ioni di Litio in grado di assicurare
un volo stabile di almeno dieci minuti, in modo da garantire un sicuro
atterraggio in caso di malfunzionamento o rottura del MPU,
poiché la macchina non è in grado di effettuare il volo
in autorotazione.
Il serbatoio è in grado di contenere oltre 200 litri
di biocarburante ed è posto al di sotto del centro di gravità
della macchina, che come vedremo risulta molto flessibile dal punto di
vista del bilanciamento del carico.
La cella principale è connessa attraverso un apposito connettore
meccanico ad un pilone di sostegno che contiene i quattro rotori principali,
che ospitano otto motori a sogliola ad induzione elettronica gestiti digitalmente.
Le unità di controllo dei motori (ESCs) sono alloggiate
nello spazio superiore della cella, in prossimità della connessione
alle ali. Il connettore alare è dotato di un cuscinetto elastomerico
che ammortizza le oscillazioni sia laterali che longitudinali, in modo
da ridurre le vibrazioni o assorbire le sollecitazioni, dovute alle manovre
di atterraggio o eventuali manovre in volo, che possono sollecitare meccanicamente
l’intera struttura.
I piloni di sostegno dei quattro motori sono ribaltabili e possono ruotare
le due coppie laterali dei rotori verso il basso di 110 gradi,
questo meccanismo permette un facile accesso alla manutenzione della macchina
ed il ricovero in piccoli spazi.
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Cockpit
Il cockpit è rivestito di materiale fono
assorbente e contiene al suo interno un pannello di servizio ed un display
tattile programmabile, entrambi forniscono tutte le informazioni di volo,
sia attraverso l’attivazione manuale sia mediante comandi vocali
pre programmati. L’angolo di inclinazione dello schermo è
stato studiato in modo da fornire al pilota una visibilità esterna
ampia e libera da ostacoli, consentendogli di riuscire a scannerizzare
lo schermo principale senza difficoltà. Lo schermo è dotato
di un filtro ad alto contrasto, che permette la visibilità delle
informazioni anche con una forte fonte luminosa diretta.
I sistemi di controllo dell’EJ110 sono solo due.
A sinistra si trova il controllo della potenza, che avviene attraverso
l’inclinazione in avanti o all’indietro della stessa leva.
Mentre ruotando la maniglia nella direzione desiderata si ottiene il controllo
della direzione, cosi come avviene nei progetti CellCraft.
Questo semplice dispositivo sostituisce i pedali che assolvono al momento
al controllo dell'imbardata nei comuni elicotteri. Il controllo di potenza
è dotato di un bottone di attivazione di volo automatico
(AF).
Sul lato destro invece vi è la leva del controllo longitudinale
e laterale, si tratta di un dispositivo molto simile ad un joistick che
inclinato nella direzione desiderata permetterà al pilota di controllare
l’assetto, allo stesso modo in cui avviene con il comando ciclico
di un comune elicottero. Il comando direzionale è provvisto di
un tasto in testa che attiva manualmente il sistema di volo di emergenza
attraverso l’unità E.F.B.U. (Emegency Flight battery
Unit). Entrambi i controlli sono di tipo Fly-by-wire
a controllo numerico ed agiscono direttamente sull'AFC.
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L’accesso
al cockpit avviene attraverso la rotazione di un cupolino di plexiglas
montato su un telaio di alluminio. Sebbene l’accesso non sia proprio
comodo su questa specifica macchina, sacrificando l'accessibilità
per motivi progettuali, esso è tuttavia ampio e comodissimo al
suo interno. E’ importante precisare che il metodo di progettazione
che adotto attraverso i sistemi di disegno elettronico, avviene in scala
1:1 utilizzando un manichino virtuale disegnato sulle
mie misure fisiche, e cioè di un individuo di 1,76 cm
in altezza ed 80 chili circa di peso, che rappresenta
la media statistica della corporatura di un pilota tipo.
Unità
MPU
Si tratta di un piccolo motore a turbina assiale,
collegato ad un generatore in grado di erogare fino a 208
Kw (280Hp) a pieno regime di continuità.
Entrambi gli elementi sono molto leggeri poiché progettati in
modo da sostituire le componenti metalliche pesanti con gli stessi costituiti
da materiali alternativi, come Teflon, Carbonio
ed Alluminio. Il generatore in modo particolare è
costituito da due semigusci in carbonio che proteggono i magneti ed
il rotore. Quest'ultimo è montato su di un albero in carbonio
ed acciaio aeronautico. Il resto dei componenti sono gli unici elementi
in metallo, poiché non sostituibili in relazione alle loro funzioni
specifiche e tuttavia spesso si tratta comunque di elementi cavi.
Poiché il motore a turbina gira alla velocità media di
16000 giri (RPM) il generatore è stato concepito
in modo tale da poter sostenere tale regime, esso è infatti collegato
direttamente al motore a turbina, non ci sono inutili scatole di riduzione
o ingranaggi, questo semplifica il lavoro di assemblaggio e manutenzione,
riducendo ulteriormente il peso e lo spazio disponibile, rendendo l'elemento
compatto ed efficiente.
Il generatore è raffreddato ad aria mediante un sistema di ventole
automatiche. Non ci sono circuiti liquidi di lubrificazione o raffreddamento,
poiché i cuscinetti del generatore sono ceramici invece che metallici,
conferendo una resistenza meccanica maggiore ed un peso minore.
Il motore a turbina è piccolo e compatto, viene gestito dall'unità
AFC cosi come i motori elettrici per il volo. L'AFC
infatti interviene sulla turbina regolando la potenza richiesta dal
pilota, mantenendo tuttavia il regime leggermente più alto, in
modo da poter intervenire rapidamente a seconda della variazione che
viene effettuata. Questo sistema fa in modo che il risparmio di carburante
si dimostri sensibile, oltre a ridurre il lavoro del motore, aumentandone
la durata stessa.
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Diversamente
dai sui predecessori l'EJ110 è stato molto semplificato
dal punto di vista elettronico. I componenti sono molto più piccoli
e meno complessi di quelli concepiti negli anni passati. Se si considera
che al tempo dei miei primi primi progetti di aeromobili TLA
nel 1996 la possibilità di concepire una macchina simile per
me era praticamente fantascientifica, poiché i computer erano
molto pesanti e lenti, non esistevano motori come quelli disponibili
oggi, nondimeno accelerometri e giroscopi piccoli e di tale precisione.
Tuttavia ho sempre creduto che un giorno questa idea fosse stata possibile.
Adesso è possibile integrare il sistema di stabilizzazione perfettamente
nella unità principale di calcolo che contiene un multiprocessore,
due unità giroscopiche ed una serie di accelerometri; tutti elementi
fondamentali al calcolo ed alla perfetta stabilizzazione dell'aeromobile.
Oggi grazie al livello tecnologico raggiunto, con elettroniche sofisticate
e molto integrate alla perfezione, è possibile con poche centinaia
di euro costruire un multirotore perfetto, in grado di volare e di compiere
manovre che in alcuni casi neanche il migliore elicottero è in
grado di sostenere.
Finalmente
è arrivato in momento in cui è concepibile la progettazione
e la costruzione di una macchina in scala maggiore che funzioni secondo
gli stessi meccanismi che fanno volare i più piccoli droni multirotore
domestici. Un quadcoptero è in grado di sollevare un discreto
peso se paragonato al suo peso strutturale. I quattro motori elettrici
di cui in genere è dotato sono controllati da un sistema dinamico
di calcolo, che provvede a mantenere la rotazione delle eliche indipendenti
l'una dall'altra, correggendo la potenza erogata su ogni singolo motore
in tempo reale, mantenendo così l'assetto perfettamente orizzontale.
Questo è possibile grazie alla combinazione di unità di
calcolo sofisticate, di software dedicati e di periferiche e sensori
di precisione.
Il software della macchina è progettato per garantire il massimo
della sicurezza ed il confort di volo, senza perdere il piacere del
pilotaggio. Vi sono diversi sistemi automatici di controllo del volo
e questo avviene grazie ad una unità GPS apposita
installata a bordo della macchina e contenuta all'interno della unità
AFC.
Attraverso
una programmazione del volo è possibile giungere a destinazione
dal punto A al punto B, o anche mediante altre conbinazioni più
complesse raggiungere un determinato luogo, senza l'ausilio di alcun
intervento da parte del pilota, completamente in automatico. La macchina
può inoltre mantenere una posizione a punto fisso in quota, o
in hovering con estrema precisione, poichè il sistema integrato
GPS lavora in accordo con l'AFC in
perfetto sincronismo.
La macchina è in grado inoltre di decollare automaticamente ed
atterrare altrettanto automaticamente, da o su qualsiasi superficie
senza alcun supporto manuale da parte del pilota.
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Rotori
Il sistema che comprende i rotori è stato
molto semplificato rispetto ai progetti precedenti. Si tratta di una
struttura composta da quattro rotori, ogniuno di essi include due motori
elettrici a sogliola, trifase a controllo digitale. I motori sono molto
piatti e particolarmente leggeri, sono intercambiabili e connessi tra
loro. Sono montati su un supporto ad anello, sostenuto da tre piloni
di acciaio aeronautico rivestiti in carbonio che contengono i cavi di
alimentazione degli stessi motori.
In testa ad ogni motore vi è montato un rotore a cinque pale
in carbonio, le pale sono indipendenti e sono fissate rigidamente al
disco principale che le sostiene. L'intero rotore è circondato
da un anello in carbonio che protegge le pale, migliorando a sua volta
l'efficienza del rotore stesso, riducendo notevolemente la resistenza
indotta ed i vortici
marginali, che si generano
durante il volo. L'anello di protezione è disegnato in modo tale
che sia esso stesso aerodinamicamente efficiente da consentire il volo
a velocità considerevoli, che sarebbero maggiori di quelle di
un elicottero convenzionale.
Attraverso alcuni test di velocità effettuati con il mio multirotore
nel Febbraio del 2014, con un peso di 2,57 Kg, sono riuscito a raggiungere
la velocità massima di 107 km orari circa in
volo traslato a venti metri dal livello del mare alla
temperatura di 22°C. Sebbene si sia registrato
un aumento delle vibrazioni considerevoli a quella velocità,
si tratta comunque di una macchina molto piccola non dotata di rotori
articolari, ma evidentemente molto efficiente, se si considera che un
quadrirotore è in grado di superare in maniera meno problematica
il problema della dissimetria
di portanza che è invece un tassello difficile
da superare per un sistema a singolo rotore, come quello di un elicottero,
che è piuttosto limitato a determinate velocità proprio
a causa di questo problema aerodinamico, che agisce in modo sbilanciato
sulla pala avanzante rispetto a quella retrocedente. Si può immaginare
quale vantaggio in questi termini possa produrre un dispositivo a quattro
rotori controrotanti immersi in anello di protezione sopratutto da punto
di vista della sicurezza oltre che delle prestazioni.
I rotori sono montati su un supporto inclinato verso l'alto con un diedro
positivo di 10 gradi circa. Essi sono tuttavia ribaltabili
verso il basso fino ad un angolo massimo di 110°
per consentire la manutenzione, ma anche per stivare la macchina in
piccoli spazi.
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Sicurezza
Il sistema di controllo del volo è progettato per garantire la
massima sicurezza, in modo tale da salvaguardare l'integrità
del pilota e della stessa macchina, in altre parole all'interno delle
stringhe del software, vi è una parte sostanziale di istruzioni
che riproducono una sorta di instinto di sopravvivenza della
macchina, che interviene o corregge qualsiasi manovra accidentale
possa compiere il pilota, intervenenedo per rendere l'operazione in
volo sicura.
A tal proposito infatti l'aeromobile così come tutti i TLA
o Verticraft che ho progettato in passato, dotati anch'essi
di un sistema di sicurezza che si attiva automaticamente in caso di
emergenza, è provvisto di unità E.F.B.U. (Emegency
Flight Battery Unit) un gruppo di speciali batterie al
litio ultraleggere attivate quando l'unità MPU
non fornisce più la potenza necessaria al volo, o essa stessa
viene ridotta da cause dovute ad un malfunzionamento imprevisto, o peggio
alla rottura della stessa unita MPU.
L'EJ110
è dotato infatti di una batteria a multicelle Iodi di
Litio in grado di garantire la potenza necessaria ai motori
per un volo non superiore ai dieci minuti, che saranno
sufficienti per effettuare un atterraggio sicuro senza stress da manovra
di emergenza.
Il dispositivo può anche essere attivato manualmente, tuttavia
per default esso viene innescato automaticamente in caso di piantata
motore, o di un abbassamento della potenza in volo tale da comprometterne
la sicurezza.
L'attivazione del sistema verrà segnalato attraverso dei segnali
audio, o con un grafico visibile anche sullo schermo del display principale,
sul quale comparirà un contatore apposito che indicherà
lo stato di carica dell'unità e del tempo rimante al volo di
emergenza E.F.B.U. (Emegency Flight battery Unit).
In tale circostanza l'aeromobile non potrà proseguire il suo
volo poichè lo stato di carica della batteria risulterebbe alterato
e non completamente effeciente, tuttavia questa potrà essere
ricaricata o sostituita in pochi minuti se necessario. L'unità
EFBU è progettata unicamente per alimentare
i soli motori elettrici, sostituendo l'unità MPU,
essa non è integrata nel sistema AFC e nell'avionica
in generale della macchina, che è invece sono elimentate dalla
batteria di servizio in maniera indipendente.
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L'EJ110
è la macchina più piccola di questa serie. E' il risultato
di una lunga ricerca che mi ha visto collaborare anche con un gruppo brasiliano
per lo sviluppo di un aeromobile compatto, che utilizzasse nuove tecnologie
e fosse alternativo all'elicottero. Il primo progetto di ElectroJet
infatti nasce all'inizio del 2014 con il modello
EJ140,
un aeromobile anch'esso monoposto ma dalle dimensioni leggemente maggiori
se paragonate al piccolo EJ110.
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L'EJ140
nasce esclusivamente come progetto sviluppato per il gruppo brasiliano
guidato dall'architetto Claudio Medeiros, che con me
condivide l'idea di fondo che accompagna questo tipo di tipologia di aeromobili,
nuovi e rivoluzionari.
Le macchine che seguiranno lo sviluppo sia dell'EJ110
che del EJ140 sono indirizzate ad applicazioni commerciali,
sia per il trasporto passeggeri come l'EJ440/445, sia
per il lavoro aereo come EJ4LX1, progetto ancora in fase
di sviluppo come sarà mostrato su questo sito al primo aggiornamento
al riguardo. |
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©Gino
D'Ignazio Gizio |