G440 CellCraft (2003) Cinque
anni dopo il secondo progetto della G416
CellCraft avevo completato una serie di studi per
migliorare quel progetto con una nuova macchina, cercando di mantenere
sempre lo stesso obbiettivo, e cioè compattezza del velivolo ed
estrema versatilità sia in volo verticale che orizzontale. Dopotutto
gli obbiettivi principali relativi all'abitabilità, alle tecnologie
di interazione con il pilota, ed il design aveva già in buona parte
soddisfatto i criteri che inseguivo. |
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Rotori-Compressori Il sistema di spinta come già accennato è stato modificato dal quello originario progettato per il G416, in modo particolare nel dispositivo di deviazione di spinta che questa volta è di tipo telescopico. Il dispositivo è composto da tre anelli flessibili che possono essere orientati su un piano quasi orizzontale per la spinta anteriore in modalità di volo traslato ad alta velocità, oppure verso il basso per il volo verticale o in hovering. |
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Il
sistema di propulsione in modalità di volo verticale si avvale della
spinta addizionale dei motori elettrici posizionati all'interno di ogni
rotore intubato. Questa soluzione si mostrava valida per il fatto che la
potenza erogata non era in parte assorbita dal sistema di trasmissione come
accadeva nel gruppo trasmissione/rotore del G416, molto
più complesso e pesante. Il sistema ibrido progettato sul G440 permetteva inoltre di guadagnare circa tre minuti di volo con alimentazione addizionale elettrica rispetto al G416 che non superava i 4 minuti di volo in modalità elicottero. Nel G440 CellCraft il tempo di volo addizionale poteva raggiungere i sette minuti, sufficienti per operazioni in volo sopratutto in modalità "elicottero". |
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Dunque
durante il volo in modalità elicottero la macchina deviava verso
il basso il flusso d'aria che ara spinto verso il basso dai rotori-compressori,
che erano alimentati da un sistema di trasmissione a disco attraverso
due turbine, ma anche con all'ausilio di un piccolo motore elettrico posto
in ogni uno dei rotori-compressori che forniva una spinta di potenza addizionale
che non doveva superare in media i sette minuti di volo (In
accordo con le condizioni, come quota, temperatura, densità dell'aria
ecc). Questo permetteva alla macchina di essere operativa
in modo efficiente e di poter atterrare su qualsiasi superficie di piccole
dimensioni, perfino con ostacoli importanti, poiché nessun rotore
era esposto all'esterno pericolosamente. Il controllo direzionale della macchina in volo verticale avveniva attraverso la variazione dell'angolo collettivo delle pale di ogni rotore-compressore indipendentemente e contemporaneamente alla variazione della potenza dei motori elettrici. Per poter effettuare una rotazione, una imbardata ad esempio, il sistema di controllo del volo AFC attraverso l'azione del pilota modificava la coppia che si generava tra i rotori che avevano una rivoluzione in senso orario, rispetto ai due reciproci che invece avevano una rotazione in senso antiorario. Questo era possibile anche modificando contemporaneamente l'angolo di attacco degli statori mobili, che aumentavano o diminuivano sensibilmente la quantità di aria che veniva aspirata dai rotori-compressori. Se invece si voleva traslare lateralmente, il sistema AFC aumentava la spinta dei rotori di un lato diminuendo quella di quelli posti al lato opposto, e cosi via dicendo. |
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Il
passaggio dal volo verticale al volo orizzontale invece, avveniva automaticamente
attraverso l'attivazione del sistema di traslazione che faceva in modo
di distribuire la potenza dei motori in maniera tale da fornire una spinta
massima al decollo che poi venisse modulata progressivamente una volta
raggiuna la velocità alare, e cioè quella che permetteva
al velivolo di sostentarsi in volo attraverso la portanza della superfici
alari. A quel punto l'AFC riduceva il numero di giri,
scollegando i motori elettrici. La cosa però più importante
era la gestione dei rotori-compressori, poichè questi lentamente
modificavano l'orientamento del flusso di spinta all'indietro, a questa
operazione degli appositi alettoni si aprivano in modo che il flusso potesse
passargli attraverso senza ostacoli. Questi dispositivi erano statici,
non fungevano da alettoni direzionali, la loro funzione era unicamente
quella di proteggere i tunnel telescopico dei rotori. Tra i progetti elaborati in 3D, vi era anche una versione EMS appositamente sviluppata per questo tipo di compito, sebbene il principale impiego del G440 fosse rivolto sopratutto al trasporto privato ed al possibile impiego nelle forze di polizia; versione che non fu mai sviluppata. |
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Architettura Buona parte
della macchina era costruita in alluminio e questo includeva la parte
inferiore della cellula, e l'ala alta principale, ormai tipica soluzione
dell'architettura dei miei progetti CellCraft.
Il resto del velivolo era in buona parte costruito in materiale termoplastico
e carbonio, uniti con supercollanti di nuova generazione. Questo permetteva
al velivolo di conservare una leggerezza ed al contempo una eccellente
robustezza. |
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Sistemi di controllo del volo Cosi
come il predecessore il G440 è dotato dei dispositivi
di volo e di controllo della stabilità pressoché identici
a quelli a bordo del G416. In modo particolare il sistema
principale di volo AFC (Automatic Flight Control) che
però in questo ultimo velivolo agisce anche sugli stabilizzatori
anteriori di tipo Canard che vengono regolati lungo tutto il corso del
volo, per correggere l'assetto in tempo reale. |
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Sicurezza I carrelli
di atterraggio sin dal primo progetto del 1996, con
il G150 erano dotati di piccoli motori elettrici che
permettevano al velivolo di muoversi in maniera indipendente al suolo,
senza l'ausilio di alcun trattore ausiliario, ma era necessario che
almeno una unità MPU fosse in funzione. Il modello
G440 è invece in grado di muoversi al suolo
attraverso tre piccoli elettro-carrelli in modo completamente autonomo,
e cioè a motori spenti dunque silenziosamente con l'ausilio delle
batterie di bordo. |
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Se
l'avaria avviene in volo traslato, allora la macchina si comporterà
come un aliante disponendosi automaticamente in modalità planante,
estraendo i carrelli in modo tale da assicurare un atterraggio potenzialmente
sicuro per il pilota, che deciderà a sua volta il giusto pattern
di discesa ed atterraggio in un area possibilmente sicura. In prossimità
del suolo potrà se necessario attivare gli airbag di sicurezza
per ridurre l'impatto, in quelle circostanze in cui il terreno sottostante
non fosse propriamente adatto ad un rullaggio. |
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Conclusioni Il G440, pur essendo molto avanzato al momento in cui lo sviluppai non aveva ancora soddisfatto alcuni criteri come il consumo orario di carburante, che rimaneva sopratutto in volo verticale molto elevato. Inoltre la eccessiva complessità meccanica era ancora un problema per me, poiché miravo alla completa eliminazione o quanto meno riduzione estrema di componenti meccaniche, giacché puntavo molto sulla propulsione elettrica dei velivoli futuri. La macchina nel suo insieme era tuttavia molto bella e la sua architettura influenzerà decisamente i progetti successivi. |
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©Gino D'Ignazio Gizio |